06/08/2015
Il grande fraintendimento che riabilita Hamer davanti alla scienza moderna:
gli eventi inaspettati ed inattesi non esistono. Il concetto di “conflitto” va ridefinito.
Prima che leggiate questo articolo, è bene che rinfreschiate due idee sulla fisica quantistica: andate in rete e cercate “esperimento della doppia fenditura” oppure leggete il nostro articolo alla pagina:http://www.ildisegnounificatoditutto.it/perche-ci-capi…e-della-realta/
Un brevissimo riassunto ve lo riporto comunque, così riuscirete a capire il senso del famoso esperimento (mentale…. spero…) di Shrodirger con il gatto: quello per cui se io metto un gatto vivo in una scatola, e creo la possibilità per cui si possa o meno rompere una fialetta di gas velenoso nella scatola, finchè io non ci guardo dentro, il gatto esiste sia in forma di gatto-vivo che di gatto-morto. qual’è l’unico modo per determinare se siamo nella realtà del gatto vivo o del gatto morto? ovviamente guardarci dentro… e vediamo perchè.
Tutto quello che ci circonda, noi compresi è un’aggregazione di particelle elementari tenute insieme da energia che se liberata (come avviene per le reazioni nucleari) dimostra tutta la sua potenza. Questa particelle, dato che si chiamano elementari, in fin dei conti sono davvero poche, anzi, si sta sempre di più arrivando alla conclusione che deve essercene una originaria da cui tutto deriva e a cui tutto fa capo.
Ma prendiamo il caso del noto elettrone: la scienza ci insegna che esso esiste sia in forma di particella (una minuscola mini pallina materiale che giustificherebbe la sensazione di contatto, di fisicità che percepiamo quando qualcosa ci tocca), ma anche in forma di ONDA, di probabilità che quell’elettrone si manifesti materialmente oppure no (come i disegni delle onde che fluttuano nell’aria ma che non hanno natura materiale). Quindi la domanda è: come , cosa, chi e perché fa si che un onda di probabilità (una fluttuazione quantistica in termine tecnico) arrivi a manifestarsi in forma materiale e tangibile? Che cosa è in buona sostanza che permette ad un idea di, letteralmente, “materializzarsi” nella realtà percepibile dai nostri attuali sensi?
Tutta la fisica della seconda metà del xx secolo ha dimostrato che questo qualcosa che influenza le onde e le convince a materializzarsi in qualcosa è “l’effetto osservatore”.
In poche parole, durante gli esperimenti di lancio di elettroni, se a questi era data solo una possibilità di “scelta” sul cosa fare, essi si manifestavano ai rilevatori di particelle proprio come entità MATERIALI. Qualora agli elettroni veniva data la possibilità di una doppia scelta, essi venivano rilevati come ONDE non materiali. Ma se durante questo esperimento si cercava di osservare il comportamento di scelta degli elettroni, essi IMMEDIATAMENTE assumevano la forma di particelle. Quindi ciò che determina il materializzarsi di un onda in un oggetto materiale era l’intento di osservazione intenzionale di qualcuno: l’effetto osservatore appunto. È chi osserva un idea che materializza la messa in moto dei meccanismi quantistici che determina la materializzazione di detta idea in forma materiale e quindi rilevabile dai nostri sensi! Proprio come avviene nei rilevatori degli apparati scientifici sperimentali.
Tutto ciò che esiste, esiste solo se viene osservato nella sua forma di idea. Se non esistesse la nostra ipotesi del fatto che una cosa possa esistere, essa semplicemente non avrebbe la possibilità matematica e fisica di esserci. Almeno in questo realtà manifesta dominata da queste LEGGI e REGOLE matematico fisiche ampiamente dimostrate, comprovate, ripetibili, quantificabili e soprattutto utilizzabili.
Si, utilizzabili ed utilizzate ogni giorno nella tecnologia che ci circonda: l’effetto tunnel quantistico, ossia il fenomeno in base al quale un elettrone è in grado non si sa bene come, di attraversare un muro, una barrienra come se riuscisse a scavarsi un tunnel per andare dall’altra parte senza che questo tunnel esista davvero, è ciò che permette ai transistor dei computer e degli smartphone di funzionare. Solo che nessuno ce lo dice e quindi noi non lo sappiamo. Ma è così: un elettrone scompare da un punto dinanzi ad un ostacolo e ricompare letteralmente dalla parte opposta portando l’informazione ed il comando che gli avevamo dato.
Credo che a questo punto si sia intuito dove voglio arrivare…
Quando noi percepiamo dei sintomi, che le cinque leggi biologiche sono riuscite in modo così elegante e strutturato a dimostrarci essere come la normale e corretta risposta del corpo ad un evento scioccante ed inatteso, dovremmo chiederci: che cosa ho osservato in forma di idea, che ha fatto si che tale evento si manifestasse nella mia vita? È davvero un evento scioccante ed inatteso o non è altro che la manifestazione quantica di come il nostro cervello funziona in modo così ossessivamente ripetitivo tanto da aver condizionato il campo quantico di fluttuazioni fino a far collassare quelle onde in forma materiale che ora finalmente sto sperimentando?
Questo, in modo eccezionale dà una lettura FISICO BIOLOGICA perfetta del concetto di recidiva: noi recidiviamo semplicemente perché se aspettiamo soltanto che il nostro corpo segua la curva della seconda legge, i sintomi passeranno di certo. Solo che prima o poi il nostro modo di pensare e percepire gli eventi che ha fatto si che quell’evento ci accadesse, se resta sempre lo stesso, ci farà ricapitare lo stesso evento in base allo stesso meccanismo dettato dall’inevitabilità dell’effetto osservatore. Tutta la fisica sperimentale moderna ha dimostrato che tutto ciò che ci accade segue questa regola, codificata dalle equazioni di Feyman, Dirac e tutti gli altri: la realtà esiste solo se viene osservata.
Gli eventi NON POSSONO ACCADERCI IN MODO INASPETTATO ED INATTESO perché se noi non li osservassimo in quanto tali semplicemente essi non esisterebbero proprio! Ne mancherebbero le condizioni FISICO MATEMATICHE di base.
Il punto è davvero semplice: ipotizziamo per un attimo che fosse anche vero che esistono eventi che possono accaderci contro le nostre aspettative e che non sono in relazione con il nostro volere. La prima volta che ci capitano li potremmo anche chiamare shock inaspettati ed inattesi, la seconda volta ve la passo pure perchè magari non avevamo capito, ma dalla terza volta in avanti, se continuiamo a recidivare o siamo un pochino fessacchiotti oppure c’è qualcosa che non va.
Tra l’altro di esempi tutti ne possiamo portare a centinaia: andate pure a dire ad un colitico che è la contrarietà indigesta di quando il suo capo gli fa fare quel lavoro che lui proprio non sopporta di fare, quella che gli da la crisi. lui lo capisce e vi ringrazierà anche per averglielo fatto capire, così non starà più li a credere di essere intollerante a latticini, pomodori, cioccolato etc. Ma come mai continuerà ad essere colitico ogni volta che il suo capo gli farà fare quel lavoro? Fin quando ho non lo farà, o gli risponderà di no, o lo farà prima che sia lui a chiederglielo o altre diavolerie psicanalitiche simili di certo i sintomi si ripresenteranno. Ossia fino a quando non avrà cambiato i paradigmi con cui osservava quella scena. tradotto: non si comporterà e penserà in un altro modo, con un altra personalità.
Anche qui Hamer aveva ragione, solo che non aveva ancora gli strumenti teorico sperimentali che oggi noi abbiamo per poterlo comprendere: le cinque leggi biologiche funzionano al di la della biologia. Funzionano perché descrivono perfettamente il comportamento delle particelle elementari che compongono tutto ciò che è.
Ora il problema diventa: quando una cosa ci accade, dato per assodato che è accaduta perché il nostro modo di pensare e di vivere lo ha imposto, come faccio ad evitare che mi ricapiti?
La risposta è proprio nella domanda: se quello che ci accade, accade perché la nostra personalità ha interpretato il mondo in un certo modo, è sufficiente cambiare la nostra personalità per osservare il mondo in modo diverso e far quindi collassare un onda in una particella materiale finalmente diversa e quindi non avente le caratteristiche di recidiva!!!!!
Difficile cambiare personalità? No se si imparano i meccanismi con cui nel cervello essa si manifesta e impartisce i comandi elettrochimici al corpo. Se è vero che le esperienze esterne influenzano la formazione del materiale chimico del corpo (ormoni etc.), significa che costruendoci le condizioni giuste di percepito esterno possiamo rimodellare le risposte chimiche del corpo. E le risposte chimiche del corpo sono in ultima analisi quelle che ci fanno interpretare taluni fenomeni come “sintomi”.
Dobbiamo solo sapere e imparare ad utilizzare i processi neurologici e chimici con cui la personalità impartisce al corpo i comandi in risposta agli eventi a cui è sottoposta. Anzi, agli eventi che si è creata solo perché continua ad osservare il mondo sempre e solo dallo stesso punto di vista, convinta che sia l’unico giusto.
Qui si inserisce il lavor che abbiamo proposto: imparare a riconoscere QUALE è la nostra personalità, per capire come mai proprio quel conflitto continua a capitare proprio a noi. Accontentarsi di leggere i sintomi e riconoscere quali sono i conflitti che li hanno generati ci toglie sicuramente un bel peso, ma nulla cambiano al motivo per cui ad un certo punto essi ci ricapitano. È davvero semplice. Molti si stanno muovendo in questo senso, e ora forse una visione strutturata e coerente rispetto alle regole di base di tipo fisico che sono il substrato della nostra realtà materiale è stata trovata.
E sta pure funzionando….