25/08/2015
Dott: “Gli esami sono nella norma, se lei sta ancora male probabilmente sarà lo stress..”
Tu: “a dire il vero lo stress è l’unica cosa che può guarirmi”.
Dott: “le do il numero di un mio amico Psichiatra?”
Tu: ”le do il titolo di un bel libro di Astrofisica?”
Eppure i titoli corti mi piacciono.
Ma questo è il nostro futuro nelle discussioni mediche.
Se tra tutte le cause che le leggi biologiche e la medicina funzionale o psicosomatica hanno dimostrato essere in relazione con le malattie, la scienza medica ha accettato di dire che solo lo stress potrebbe in qualche arcano modo farci ammalare, ci sarà pure una ragione.
Esatto, una ragione c’è: perché non è vero.
Anzi, lo stress è proprio il motore che permette la vita per come la conosciamo, altrimenti non ci sarebbe evoluzione e non ci sarebbe proprio stata la nascita dell’universo per come lo conosciamo.
Bene, mi sono appena giocato tutti gli psicologi e terapisti comportamentali del circondario.
Mi spiego meglio, anche perché qui il discorso è molto importante. Ed ha origine molto molto antiche. Soprattutto se la sua origine è quando il tempo neppure esisteva ancora.
Ricordate tutte le storielle che ci hanno raccontato, sul big bang e su come l’universo si è generato?
Ok, esisteva un nucleo iperdenso di molecole che poi per una qualche ragione non meglio spiegata ha deciso di esplodere e mettere in moto tutto il casino nel quale ci ritroviamo oggi dopo 13,7 miliardi di anni.
Tutto scoppia, e alla fine aggregando le molecoline tramite le forze fisiche oggi conosciute tutto ha assunto forme aggregative sempre più complesse che si sono strutturate nelle attuali conformazioni.
Questo viene insegnato fin dalle scuole elementari, ripetuto nelle medie e poi anche alle scuole superiori. Ok, se te lo ripetono per 18 anni significa che sarà vero.. e invece non funziona affatto così.
L’unica cosa attinente alla realtà è che c’è stata una perturbazione dell’equilibrio iniziale che semplicemente cambia le risposte che quello che c’era prima davano. Ma il fatto è che non c’era null’altro rispetto a questo “qualcosa che c’era”. Quindi sono cambiate le risposte rispetto a quali domande dato che in teoria non esisteva altro all’infuori di quel momento iniziale?
Ricordate quando nell’articolo sulla fisica quantistica abbiamo spiegato quegli esperimenti nei quali si è dimostrato come ogni cosa che esiste è derivata dall’atto di osservazione intenzionale fatto da un “osservatore”?
Se fosse esistito davvero un nucleo iperdenso di “qualcosa”, doveva per forza esistere un osservatore pre-esistente che osservando delle onde di probabilità, ne ha determinato la sua esistenza. Infatti la scienza ormai ha assunto e dimostrato, anche grazie agli studi del noto Stephen Hawkin, come quelle onde fossero esse stesse quello che esisteva in quel nucleo iperdenso. In realtà esistevano solo onde di possibilità che tramite fenomeni di fluttuazione quantistica sono riuscite poi a divenire la materia ora esistente. E siccome nel mondo delle idee, delle possibilità quantistiche il tempo e lo spazio non hanno neppure la possibilità di avere le caratteristiche che li qualificano, non è mai esistito un nucleo originario. Lo spazio non c’era e quindi una cosa come un nucleo non poteva esserci. Se non c’è lo spazio nel quale il nucleo poteva essere inserito, non poteva esistere neppure un nucleo. E allora lo hanno chiamato Il Momento iniziale. Ma non abbiamo detto che neppure il tempo esisteva? E se non esisteva il tempo non esistevano le caratteristiche per qualcosa di lungo e di breve. Quindi non poteva neppure esistere un Momento iniziale. Se esiste un momento, per quanto breve, per classificarlo come un momento breve doveva essere breve in relazione a qualcosa. Quindi nessun momento. E nessuno spazio come abbiamo già detto. Quindi cosa caspita c’era all’inizio?
La cosa meravigliosa è che la scienza attuale è arrivata a concludere che, per quanto si può dedurre dagli attuali modelli e dati, all’inizio esistevano solo delle possibilità, delle fluttuazioni di possibilità. Come era ovvio che fosse. Se solo l’osservazione può far collassare le onde per farle “cadere” in forma materiale, all’inizio doveva esserci null’altro che una forma osservativa. Un pensiero, una coscienza, una mente osservativa insomma.
Capito questo, il punto è: perché mai dopo vai a sapere quanto tempo quei semplici e quindi perfetti pensieri hanno deciso di mettersi ad osservare qualcosa per vedere se il loro pensiero era “formabile” in forma materiale?
Deve esserci stato qualcosa che ha destabilizzato l’equilibrio iniziale. E tutto quello che destabilizza un equilibrio si definisce stress.
Riassunto: lo stress è l’agente che smuove lo stato di quiete delle cose e determina una risposta dell’agente stressato.
In parole povere è quella cosa senza la quale noi non saremmo qui davanti a questo libro. Se il nucleo iperdenso, ipercaldo (o iper qualsiasi cosa fosse), antecedente al Big Bang non fosse stato destabilizzato nel suo equilibrio sempiterno di base, non sarebbe mai cominciato il processo di creazione universale che ci è padre e madre. Senza lo stress, che possiamo ora riconoscere come una “informazione” nuova che è arrivata alle fluttuazioni di base del nucleo pre-Big Bang, non ci sarebbe stata quella fluttuazione quantistica implosiva che ha generato la pressione negativa necessaria a generare l’esplosione e il rimbalzo di tutto ciò che adesso è.
Equilibrio eterno ARRIVA LO STRESS deforma la PERFEZIONE
e perfetto ossia una alterazione
(quello che sembrerebbe
essere appellativo di Dio)
ESPLOSIONE DI TUTTE LE POSSIBILITA’ CONTENUTE
Senza lo stress Dio (o chi per lui/lei/IO/boh…) sarebbe rimasto nell’inespressione di se stesso. Non conoscerebbe il dispiegarsi di ciò che avrebbe potuto essere.
Tutto ciò che ora è, è l’aggregazione delle particelle data dall’interazione tra le molecole quando sono state attraversate dall’energia rallentata della LUCE, nel momento in cui ha subito la riduzione del calore iniziale.
In pratica all’inizio c’era solo quello che si potrebbe ipotizzare. Non esisteva però la vera fisicità materiale di tali ipotesi. E le ipotesi sono di fatto puro pensiero. Non sono ancora espressione materiale.
Quindi, come inseriamo questo nell’ottica delle cinque leggi biologiche? A cosa ci serve saperlo? A che pro altra conoscenza?
Sono oramai 40 anni che sono state codificate le modalità biologiche con cui gli eventi stressanti (che Hamer definiva shock inaspettati ed inattesi) determinano delle risposte sensate nell’organismo, all’unico scopo di ristrutturare i tessuti logicamente interessati da quel particolare stress (per approfondimenti vedere il libro Il disegno unificato di tutto Dudit edizioni).
Il ragionamento è semplice: se quelle risposte sono peculiari per quell’evento stressivo, lo sono perché nell’evoluzione della specie (nell’evoluzione dell’universo in realtà) è stato necessario creare strutture che sono nate per permettere di far esperienza dello stress, del pensiero che le ha generate insomma. Serviva un mezzo materiale per sorpassare, fare esperienza evolutiva in ultima analisi. altrimenti l’evento stressivo ci avrebbe ucciso. Invece siamo qui. Il che significa che abbiamo saputo adattarci bene. L’abbiamo detto prima: solo un osservazione intenzionale permette alle onde quantistiche di scendere nella realtà materiale. Quindi è ovvio che uno stress, ossia una idea perturbante, che quindi è un idea nuova (se non fosse nuova ma già conosciuta non avrebbe creato stress perché sapremmo come gestirla…) sia l’unica causa “generante” l’osservazione che farà collassare le onde generando tessuto biologico. In fondo la necessità genera la struttura. La domanda crea la risposta. Se non fosse nata la necessità di avere e far entrare il boccone nel corpo, non sarebbe mai nata una bocca. Ogni volta che vogliamo che una struttura si rigeneri basta entrare nella struttura mentale generante la necessità biologica che quel tessuto debba crescere.
Quindi, le leggi biologiche le abbiamo imparate, e sono il derivato dell’evoluzione della specie. Quindi conoscendo oramai l’evoluzione della specie diventa semplice sapere quale è la naturale (perché in linea con la natura) successione degli eventi a cui possiamo esporci per permettere al corpo la continua ristrutturazione dei tessuti che vengono interessati dai processi stressivi che se non controllati possono continuare a recidivare distruggendo di fatto prima o poi il corpo.
Tutti i massimi esperti di medicina Funzionale (Hamer per primo) sono concordi con il dire che sono le recidive ad ucciderci. E ora possiamo anche capire il perché: se noi continuiamo a recidivare è perché continuiamo ad imbatterci (o “crearci” come abbiamo visto in un altro articolo) sempre nelle medesime situazioni che obbligheranno il corpo a mettere in moto sempre gli stessi meccanismi di modifica sempre degli stessi tessuti. E banalmente ad un certo punto le rigenerazione non avverrà più in modo funzionale e compatibile con la vita biologica e, molto naturalmente, affronteremo il fenomeno della morte. Che possiamo ora comprendere e condividere come una esperienza logorante dettata sempre DAGLI STESSI PENSIERI stressivi che hanno bloccato l’evoluzione biologica e biofisica dell’universo, che indipendentemente da noi sta continuando ad espandersi. Quindi nell’ottica dell’evoluzione dell’universo, state pure tranquilli che se anche morite non succede niente ed il mondo andrà tranquillamente avanti. Anzi, probabilmente vi fa pure un favore perché se passate una vita a recidivare sempre sullo stesso conflitto, ad un certo punto vi viene pure fatto il favore di togliervi dall’impiccio e dalla frustrazione del non riuscire a cambiare in nessun altro modo coerente con l’evoluzione di tutto quello che in realtà si sta evolvendo comunque.
Quindi il punto è: quale è questa evoluzione benedetta che l’universo ha scelto per se? E che di conseguenza ha dettato il dispiegarsi delle forze fisiche che hanno guidato l’aggregazione della materia e l’evoluzione biologica specifica per questo pianeta e queste cellule biologiche che ci formano e che ci circondano?
Sembrerebbe proprio che la strada sia stata trovata. Nel libro Il disegno unificato di tutto viene presentato proprio questo lavoro che mostra il meraviglioso parallelo tra le regole che determinano l’alimentazione, la biochimica, la biologia, la genetica, la fisica e, come per una magia predetta da Hamer, le cinque leggi biologiche. Queste altro non sono che l’applicazione in senso evolutivo di come l’universo ha dispiegato se stesso in questa forma di materia che ora utilizziamo come interfaccia per interagire con l’ambiente.
Con molta calma vedremo come avviene e soprattutto cosa farci. Perché così davvero diventa semplice scivolare via dall’empasse delle recidive. Che poi la rigenerazione costante ciclica delle cellule del corpo ne sia un piacevole effetto collaterale, è tutto un altro discorso.